Casa degli Atellani e Vigna di Leonardo
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Principali stili rappresentati: Rinascimentale
Assieme al Cenacolo e alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, la Casa degli Atellani, seppur molto modificata nel corso dei secoli, rappresenta l'ultimo testimonianza del quartiere residenziale voluto da Ludovico il Moro in corrispondenza della basilica alla fine del quindicesimo secolo e l'unico edificio abitativo di origini rinascimentali ancora presente in corso Magenta.
STORIA Casa degli Atellani La storia della Casa degli Atellani ha inizio alla fine del quindicesimo secolo, quando Ludovico il Moro, signore di Milano, decise di eleggere la Basilica di Santa Maria delle Grazie a possibile mausoleo della propria famiglia e di costruirvi attorno un quartiere residenziale, allora in periferia. Nel 1490 Ludovico il Moro regala al nobile Signor Giacometto di Lucia dell'Atella, suo cavaliere e scudiero, tre case affiancate, corrispondenti ai civici 65, 67 e 69. Le case degli Atellani erano quindi in origine tre. Si pensa che la famiglia dell'Atella fosse arrivata a Milano dalla località Atella in Basilicata. La famiglia degli Atellani si sarebbe dimostrata fra le più fedeli agli Sforza. Da notare che Ludovico il Moro nominò Gicometto Atellani anche podestà di Candia e feudatario di Cilavegna, due comuni della Lomellina. Alla fine del diciassettesimo secolo le case smisero di appartenere agli Atellani. Nel 1823 ebbe luogo un primo ammodernamento delle case, in senso neoclassico, per mano dell’architetto Carlo Aspari. Dopo vari cambi di proprietà esse vennero acquistate nel 1919 da Ettore Conti, il primo magnate dell'industria elettrica italiana, uno dei primi ad avere creduto nella allora nuova tecnologia. Egli dapprima rivendette una delle tre (quella al 69) e poi incaricò il suo genero architetto Pietro Portaluppi di rimodernare completamente le due rimaste. Questi agì in maniera al contempo radicale e conservativa. Egli unì i due cortili e sventrò alcuni appartamenti per realizzare lo scalone che porta ai saloni di rappresentanza al primo piano. Aggiunse un'ala nuova verso il giardino, addossata all'allora Orfanatrofio delle Stelline. Rifece anche la facciata verso corso Magenta. D'altro canto riportò alla luce gli affrechi sulle pareti del porticato nel primo cortile, nel secondo cortile riportò alla luce le mensole che reggono il primo piano sporgente e le arcate originali sostenute da capitelli scudati e da colonne in serizzo. All'interno Portaluppi ampliò la Sala dello Zodiaco, abbattendo il muro il muro divisorio obliquo e finestrato che la delimintava. Nello spazio aggiunto decorò volte e pareti con rappresentazioni degli strumenti di misura astronomici, così da rimanere in tema. Al piano terra Portaluppi creò inoltre lo studio di Ettore Conti, completamente rivestito di boiseries seicentesche di scuola valtellinese ornate di cariatidi e talamoni. Al piano superiore creò un salone degli specchi in stile rococò. La Casa degli Atellani venne colpita dai bombardamenti nel 1943. La ristrutturazione che la portò alle forme attuali ebbe luogo fra il 1946 e il 1952, anche questa volta su progetto del Portaluppi che creò una facciata in gran parte moderna che si distacca dalla precedente. Egli mantenne comunque cinque medaglioni scolpiti da Pompeo Marchesi nel diciannovesimo secolo e che riprendono cinque ritratti degli Sforza presenti all'interno. Attualmente la Casa degli Atellani è di proprietà dei nipoti di Cesare Conti.
Vigna di Leonardo Leonardo da Vinci fu il più celebre personaggio presente alla corte degli Sforza. Quando egli si trasferì a Milano Ludovico il Moro gli concesse fra le altre cose anche la proprietà di una vigna di circa un ettaro e di forma rettangolare. Miracolosamente arrivata, almeno in parte, fino al ventesimo secolo, quel che ne rimaneva venne salvato grazie all'intervento nel 1920 dell'architetto e storico dell'arte Luca Beltrami. Poco prima della seconda guerra mondiale la vigna rimasta andò comunque distrutta a causa di un incendio. In occasione di Expo 2015, per volontà della Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietari di Casa degli Atellani e grazie al contributo decisivo dell’Università degli Studi di Milano la Vigna di Leonardo è stata reimpiantata. Nella scelta del vitigno ci si è basati sui risultati di ricerche condotte a partire dal 2007 dalla genetista Serena Imazio e dal professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite, sui residui biologici vivi della Vigna Originale all'interno del giardino di Casa degli Atellani ottenuti mediante scavi manuali. Grazie a queste ricerche si è potuto reimpiantare Malvasia di Candia Aromatica, il vitigno più simile a quello originale.
STRUTTURA Il pianterreno, i due cortili e il giardino della Casa degli Atellani sono visitabili a pagamento: www.casadegliatellani.it/. Cortili: I cortili sono due, collegati da un atrio porticato a tre archi. Nel cortile occidentale il primoo piano, sul lato opposto all'entrata, è, come detto, sporgente e poggia su mensole in pietra. Le arcate presenti sono originali e poggiano su colonnine scudate in serizzo. Molti dettagli delle parti superiori delle pareti sono nascosti dalla presenza di rigogliose e suggestive piante rampicanti, fra cui anche un notevole glicine. Nel cortile orientale gli archi sono sottolineati da belle cornici in cotto. Notevole la loggia a quattro archi che occupa tutto un lato e le cui pareti sono interamente occupate da affreschi probabilmente dipinti nel 1533 in occasione del matrimonio fra Francesco II Sforza e Cristina di Danimarca e raffiguranti paesaggi, scene di caccia, Veneri e Madonne.
Solo le sale al pianterreno sono visitibili. Già loro offrono uno spettacolo di tutto rispetto. Sala dello Zodiaco: La sala, la prima a cui si accede dopo avere attraversato il cortile, risulta già citata in un documento del 1544. La sala prende il nome dai segni dello zodiaco dipinti nelle lunette, mentre sulla volta compaiono i carri dei pianeti e, alle pareti, una carta d’Italia, la Rosa dei venti e le allegorie delle quattro stagioni. Il fatto che le lunette siano quattordici, ovvero due più dei segni zodiacali è dovuto al fatto che nel 1922 Portaluppi ampliò la sala abbattendo il muro obliquo che la delimitava; decorò lo spazio aggiunto con rappresentazioni di astrolabi e disegnò due nuove lunette. Sul mosaico del pavimento Portaluppi ridisegnò pianeti e segni dello zodiaco, in corrispondenza degli affreschi in parete. Non si conosce l’autore degli affreschi originali rinascimentali, anche se un’ipotesi li vorrebbe opera degli Avogadro di Tradate. Sala dei ritratti: Dalla Sala dello Zodiaco si passa, andando verso il parco, alla Sala dei Ritratti. Il suo nome è dovuto alla presenza, sotto una volta a lunette completamente affrescata con arabeschi e motivi vegetali, di quattordici tondi con le fattezze di altrettanti uomini e donne della dinastia sforzesca, riconoscibili dalle iscrizioni che accompagnano ogni ritratto. La sala dei Ritratti è ormai attribuita con certezza a Bernardino Luini e bottega, ossia a Bernardino Luini e ai suoi quattro figli. Va però detto che i tondi presenti oggi nella sala sono delle copie realizzate negli anni '20 del ventesimo secolo, dopo che nel 1902 gli originali erano stati trasferiti nel Museo del Castello Sforzesco, dove si trovano ancora oggi. Sono invece originali gli intrecci floreali del soffitto e delle volte. Studio di Cesare Conti: Sopra al camino posto di fronte all'entrata della sala è esposto un grande stemma composto di alleanza concepito per il matrimonio di Cristina di Danimarca e Francesco II Sforza. Esso comprende le insegne di tutte le armi coinvolte nel matrimonio. I quarti a sinistra, l'aquila dell'Impero e il biscione concesso dai Visconti, valgono per Francesco II; i quarti a destra valgono per Cristina. La biblioteca e le pareti dello studio, con tanto di cariatidi, sono rivestite di boiserie seicentesca di scuola valtellinese. I quattro ritratti di cani vengono attribuiti al pittore barocco tedesco Rosa da Tivoli, mentre sulla parete opposta è appesa una Torre di Babele di Marten van Valckenborch, pittore fiammingo del tardo Cinquecento. Sala dello scalone: In origine lo scalone, realizzato su progetto del Portaluppi, portava all’enfilade dei grandi saloni di rappresentanza del primo piano, dei quali solo la sala da pranzo ha superato indenne i bombardamenti della secona guerra mondiale. I fregi floreali vicino al soffitto ornavano in origine la facciata verso il giardino. Anche la crocifissione e il quattrocentesco trono di grazia alla lombarda ai lati dell'ingresso provengono dalla versione originaria dell'edificio. Sulla balaustra dello scalone sono incastonati gli stemmi gentilizi delle famiglie Taverna, Pianca e Martini. Alle pareti si trovano una pianta settecentesca della casa, allora di proprietà dei conti Taverna, e una copia coeva del Veronese.
Parco: Il parco attuale si deve alla sua riprogettazione da parte del Portaluppi, che lo strutturò intorno a un viale prospettico composto da cipressi, ornato di anfore e statue in pietra, completato da parterres e fontane. Dal parco si può apprezzare l’ala orientale dell’edificio, confinante con il Palazzo delle Stelline e il solo volume aggiunto ex novo da Portaluppi nel progetto del 1922. Da notare alcune fantasiose finestre di neobarocche al seinterrato e al piano rialzato, alcune delle quali aventi addirittura la forma di una farfalla. Vigna di Leonardo: Essa corrisponde alla parte del giardino più lontana dalla casa e risulta posta ad un livello un poco inferiore. In origine era assai più grande.
Vedere anche: Casa degli Atellani Casa degli Atellani su ordinearchitetti.mi.it
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Categorie: Ville e palazzi Altro
Corso Magenta, 65, 20123 Milano MI |
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